martedì 24 luglio 2018

Ennui











Sole,

nell'ombra
di timide
rose,

è così

la fragile
felicità
d' amore,

d'illusione,

nel miraggio

al calar della sera.

O forse è

Ennui,

noia
d' esistere,

oblio
di piegarsi

senza cedere,

e nell'incanto

perdersi.

Forse

è così,

l'amore.

mercoledì 11 luglio 2018

Compagni Di Niente









Ora d'aria, bar o prigione metaforica non importa, ho bisogno di staccare psicologicamente il 'non lavoro' che amo ma che mi consuma in anima e coraggio, non so se fuori ci sia il sole, la pioggia , la vita che mi aspetta paziente, fuggevole ombra furtiva dimentica d'istanti, di amori svagati, di tempo, il mio Tempo che vola via, ridendo...

Basta, caffè ed indecifrabile folla, che mi consumi d' irragionevolezza, adoro gente desolatamente sola, impudente digita schegge di memoria digitale per non sentire il vuoto assoluto di una vita miseramente normale, ecco , sono isole. Sole.

Ed io non sono da meno, seduto al tavolino con il cell il mano, però ho una scusante, un conoscente mi diceva che un amico della mia vecchia scuola non sta bene, l' Omino delle Facce mi sorride e si apre un mondo virtuale, falso come non mai ma lo sanno tutti, la regola del gioco è questa e sia, giochiamo , nella nave che affonda.

Profilo, trovato, sta bene, invecchiato , ma manda week end al mare, cene con emeriti sconosciuti, n.n., nulla da dichiarare insomma, vediamo gli altri amici del Liceo, anzi, ex -amici....
Come volevasi dimostrare, non sanno nulla di me , della mia vita, ma mi hanno inondato di notizie d'arte e di cultura, d'improbabile verità , ecco, mi hanno riempito di pustole multicolori, vivaddio, meglio scappare via, ai pochi amici strepelati che ho, li tengo non stretti, strettissimi , alla mia vita, unica e sola che ho ma a me piace, e stop.

''Compagno di scuola , compagno di niente,
ti sei salvato dal fumo delle barricate?
Compagno di scuola, compagno per niente,
ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?'

Vero, dannatamente.


giovedì 14 giugno 2018

καλησπέρα








καλησπέρα,
Dove sei?

Nel mare profondo,
nella notte
del pianto.

Καλησπέρα,
cosa fai?

Aspetto un dolore,
attendo
un amore.

Καλησπέρα,
dentro Noi

bramiamo nel Blu,
sogniamo
le Stelle.














giovedì 31 maggio 2018

La Locanda del Matto





Un sorriso e via, fuggiva furtivo come un uomo che non si volta, mai, non aveva casa, riparo, un giaciglio bastava, rifugio per la notte, lunga, senza difese, non passava mai, meglio un bicchiere di vino novello alla locanda sul fiume e contar storie, sogno o realtà nessuno lo sapeva, neanche lui, candido bambino disarmato dalla vita bastarda, anima polverosa per mille identità stropicciate , maschera in gioco, ormai, dolente.
Un piatto fumante , in cambio il Matto - il suo nome era per tutti, anche per lui - riparava sedie zoppicanti, assi che non tenevano più, come la sua ballerina esistenza, s'ingegnava e creava splendide meraviglie, la creatività era cara a chi non sperava più, il Matto accarezzava gli oggetti plasmati con tenerezza ma distoglieva lo sguardo , riannodava i fili di bislacchi, stralunati racconti ed incominciava a narrare la sua favola d'amore e di follia, di lei,Zaira.
Zingara e selvaggia, libera chioma in anima libera, Zaira viveva solitaria nel vecchio barcone sul fiume ; lei cantava ai merli acquaioli , bisbigliava alle fate, c'erano, ne era sicura, arcane abitavano nei meandri della corrente e le facevano dono della magia, pozioni incantate per la vita , non per la morte, Zaira maliarda, o donna , semplicemente.
E s'innamorò del Matto, timido , schivo ma audace per lei, baci come diamanti, umide gocce di memoria e di salvezza nella luce impalpabile del vespro , erano notte e fulgore, diaspro evanescente di mille aurore , di mille ardori.
Ma una sera , una triste sera, Zaira scivolò tra i ciottoli infidi del torrente, annaspò e cadde senza un lamento.
Il Matto la vide e subito entrò nelle onde traditrici con disperato tormento, almeno salvarla, pensava, fragile afferrarla e tenerla a se', temerario poeta che era, ma un dio nemico aveva deciso per lei e Zaira la zingara sprofondò nei flutti dell'immenso dolore senza pena , senza vergogna, senza colpa.
E così il Matto, pazzo davvero, vedeva l'amor suo perduto ovunque, tra i bisbigli delle foglie al tramonto , sulle perle d' azzurra rugiada , nella luce dell'aurora desiderava il suo viso e sorrideva, dimentico.
E il Matto sta lì, ancora, alla locanda vicino al fiume, a chi passa e va, distratto, vino, maledizione o magia , dicendo senza fine 'Tu ci sei e sempre ci sarai, Zaira. Fata , mia fata , aspettami . 

Ci incontreremo nel sogno'.












giovedì 24 maggio 2018

sabato 19 maggio 2018

Nuvole Su Noi











Eppure,


guardando
le nuvole

su noi,

scopriremo
che

tutto

è
Meraviglia,

sorriso,

dove prima

era
Buio,

senza
Speranza.

E sogneremo
forse,

Amore,

tra
Stelle

infinite.













martedì 1 maggio 2018

Ladri Di Stelle








A chi dipinge un sogno,
chi spera
e chi dispera,
chi piange nella notte
nel buio
di chi è solo,
rivelaci
Fortuna,

pace

donaci,
sorriso
a chi confida,
a tutti,
non a voi,

Ladri di Stelle.







domenica 29 aprile 2018

Come D'Incanto









Come d'incanto

il mare
paziente
sa
di bufera,
tempestose
maree
mi tentano,
nulla
mi sento
tra rupe
e riscatto.
Ma salva
sono,
nel blu
dei tuoi occhi.

©Testo Mara L.

sabato 7 aprile 2018

Vogliamo La Luna









Divampa il fuoco

di fiamma
e di passione,
arde l'amore dei poeti
nella città ferrigna,
d'anima nero demonio.
Siamo noi
la febbre che brucia,
noi
la Vita,
nella maschera gotica
di multiplici spettri
senza pudore,
senza Memoria.
Ma noi osiamo
l'impossibile,
noi
vogliamo la Luna.

©Foto&Testo Mara L.

mercoledì 4 aprile 2018

Chiave Di Volta





Cuore
del mondo,

fulcro
del ricordo,

mia
nostalgia,

abbracciare
vorrei

ogni sorriso,

lacrime,

pensiero,

e Bellezza
fiorire,

non oblio.

Chiave
di Volta

in me
vive,

sussiste,

e memoria
resiste,

nel tempo.

©Foto&Testo Mara L.

giovedì 29 marzo 2018

martedì 20 marzo 2018

Il Dono










Il Dono


Non mi ricordo gesti, attimi nella mia vita da piccola , so che ero circondata d'amore attorno, una famiglia viva, partecipe dei fatti della vita, bella o brutta si andava avanti comunque chiamando le cose con il loro nome, si prendevano in sorte scomode schegge di aspra realtà abbracciandole con tenerezza , compagni di strada, non nemici.
Sono adulta e disamorata, assuefatta e ragionevolmente cinica del mio tempo
precario, ma nella sera che sale mi vengono alla memoria frammenti di ricordi ,volti dolcissimi che irrompono nella mia quotidianità sospesa e mi fanno ridere, piangere, soprattutto fanno pensare.
Rivedo me bambina d'estate al Castello sul mare, un costumino rosa e la maglietta di lana , ne avevo di ogni, gracile com'ero, ho nitida l'immagine di nonna Teresa con una vestaglia a quadretti sparpagliata da secchielli, palette e papere, una delizia per i bambini in spiaggia , un fazzolettone tra i riccioli grigi spettinati e l'aria soddisfatta d'una regina nell' azzurro paradiso.
Io non capivo come mai fosse contenta , la vecchia '500 era a Milano, papà a lavorare tra caldo e zanzare, noi 'pedibus calcantibus' a casa con alti gradini sconnessi al profumo di 'baxaicò', si scarpinava, eccome!
Poi sono cresciuta ed ho capito che mi aveva fatto un grande dono, la meraviglia, trovare dentro il grigiume e la monotonia di un' esistenza banale una nuvola in tecnicolor, un caldo sorriso e un sole tranquillo, ricominciare , ancora.
Oppure il 'rosso', sanguigno, nonno Agostino ( strano, il suo nome e' la mia storia passata ,presente e futura, è proprio vero,tutto si tiene, Tutto ritorna), camminavamo tra le vie del quartiere, con la tranquillità di bambini, ecco, mi prese le mie mani sulle sue, fortissime, mi fece fare una ruota intera,senza cadere.
Per un attimo ho visto tutto il mondo a testa in giù, un pianeta irreale, una magia per me bimba felice.
E ho scoperto il dono della leggerezza, vedere le cose in un'altra prospettiva, una marcia in più per vivere meglio.
Nuci, Annamaria ,mia mamma ed un altro regalo per me, concreto , come lei era , oh, mi ricordo, mi ricordo bene...
Io chiacchieravo sempre, in continuazione, cento 'perchè' lanciati a raffica per lei , casalinga non disperata, e chiedevo cosa fosse 'caldo', cosa fosse 'freddo',
'Dimmelo, dimmelo, daì 'così, fino allo svenimento!
Mia madre stava cucinando, prese un uovo sul piatto, appena tolto dal frigo
'Vedi questo uovo, com'è?' Ma mamma, freddo!'
Poi tirò fuori dall'acqua bollente un altro uovo caldissimo e me lo diede.
Ovviamente, io mollai la presa gridando , idem per il povero uovo, ma lei tranquilla disse 'Impara, Mara, impara sempre, non fidarti della prima impressione!' Grazie, mamma Nuci .
L' ultimo dono mi fa male, davvero, perchè ha il volto di un uomo buono, che ha vissuto intensamente e non ha fatto, detto niente, un riso quieto e via, mi ha regalato l'attesa, attendeva me nelle sere di fumo e nebbia, dopo il mio lavoro, si parlava di niente, di storie lontane , noi s'andava a casa, lui era Casa .
Meraviglia, leggerezza, esperienza, attesa : sono fortunata , ho avuto il meglio da portare per la via, nel mio Viaggio.
Però manca qualcosa, un movimento andante , maestoso, per gli amici che ci sono stati, e sempre ci saranno, viatico per la mia vita.
Vi lascio un sorriso, vi dono la libertà.

©Testo Mara L.

sabato 17 marzo 2018

Stelle








Stelle
siamo,
di pioggia
e sospiro.

Battito
e cuore,
vie
per trovare

casa,
amore,
quello
siamo.

E lacrime
siamo.

Siamo
destino.

©Testo Mara L.

venerdì 16 marzo 2018

domenica 11 marzo 2018

Alice Lo Sa





Sornione
Stregatto
sorride
da matto
nel castello
capovolto
e di Cuore
la Regina
ha rimedio
d'ogni Dilemma,
e trafigge
a fil di spada
il Nonsenso
controverso,
Picche a chi
non lo capisce,
Fior di senno
a un Mondo
folle.
Girotondo
attorno
al Niente,
non felici
e non
contenti.
Ed Alice
piccolina,
dolcemente
strabiliata,
lei non sa,
lei non ricorda,
e la Storia
si compie in gloria.

Non è così
questa
Favola bella,
forse Alice
ora lo sa

e se ne andrà .

© Testo Mara L.

sabato 10 marzo 2018

Vie Di Fiume





La pioggia lacrimava umidità e solitudine nell'ansa del fiume, monotono, ossessivo.
L'uomo era lì, in silenzio, a guardare l'acqua che scorreva, limacciosa, nemica ai suoi dubbi perdenti, alle speranze morte , ciotoli sgretolanti che si perdevano , via, alla deriva, essere vagabondo in balia della corrente.
Non si poteva arginarla , ricostruila ,l'argine dei suoi pensieri da trattenere l'onda di piena , il diluvio saliva e saliva fino a tracimare la ripa delle sponde, trascinava alberi, volontà e vita, lo sapeva bene ed era quasi contento,un passo soltanto e si poteva cadere giù, senza affanno e senza pena , il dono dell'oblio, finalmente in quiete.
Così pensava, guardando i vortici impetuosi nel fiume sofferente, ma vide dall'altra parte del fiume un' ombra sottile , piegata quasi dalle raffiche d' un vento ostile, andare diritta tra fango e melma , arrestarsi davanti alla marea nera che le sorrideva beffarda.
Era una giovane donna, capelli biondi bagnati di pioggia e lacrime, piccoli piedi fradici, dilavato il corpo, l'anima sua stanca da millenni, stava lì, indifferente a tutto, sola tra le pietre sconnesse, quasi dondolava in bilico nell' ira di Dio che scura montava.
Era amaramente affascinata dal Nulla, dall'acqua che la tentava, pregava, quasi ordinava di entrare nel fiume e lasciarsi andare, giù, in fondo, abbraccio amniotico di morte, di resa inerme alla propria esistenza, sonno senza liberazione , senza uscita.
Oscillò un poco , poi entrò quasi danzando nella corrente , il dio del fiume l'avrebbe invitata ad una giga folle , un ricordo, un respiro e via, lasciandosi cullare dalle onde vorticose.
L'uomo aveva visto tutto, frame accellerato del cuore suo doloroso, sentiva il boato dei flutti , poteva non vedere la donna che si lasciava morire ma era concentrato dai suoi problemi, un amore tormentato, chissà , voleva farla finita, e così sia. Ma vedeva il volto di lei, bello e perso.
L'uomo si guardò intorno, erano fuggiti tutti cercando riparo nell' alto dell'argine, era solo, la tempesta era fuori e dentro di lui, incespicando entrò giù,sempre più giù, dalle ginocchia al suo cuore suicida, ma guardò di nuovo la donna del fiume.
Erano simili, pensò, tutti e due alla deriva tra i flutti tumultuosi. Capì , alla fine e decise, scelse la sua via, la via del fiume.
Sì, ma...quale?


La Prima Via

La morte è brutta, è fredda , è sola, pensò l'uomo, come i b-movies d'infima qualità, quando l'eroe andava pago nel blu, perdonato, nella gloria di un dio buono, che tutto sa e comprende, è una cazzata, lui sentiva i polmoni esplodere, d'istinto cercava di restare a galla ma i rami gonfi di umor putrido lo impelagavano sempre più.
Al diavolo morire d'amore, voleva vivere, bene o male ma vivere, almeno ricominciare, adesso che il respiro mancava. Incominciò ad annaspare, cercava un appiglio, un ramo lercio ma che tenesse, che lo traghettasse indietro, Caron dimonio al contrario, dagli occhi che sputavano fango ,che lo salvasse dalla liquida fine all'eurora. .
Sentiva meno nervosa l'acqua, più vicina la riva ma guardò la donna della corrente, il suo viso ormai privo di sensi, andare nel gorgo.
'Resisti, non mollare!' L'afferrò , pesava niente, l'affossava l'acqua e lo schifo di vivere, la tirò su, fuori dal fragore e dentro la realtà di tutti i giorni, ospite suo malgrado in questo mondo, ma una possibilità in più per restare a galla, per riannodare le fila del suo universo.
Li trovarono sul bordo del fiume, lui accarezzava il suo collo graffiato, pulsante, e comprese che tutto, Tutto aveva un senso, e la sua vita era una scommessa.
Tutta da vivere.

La Seconda Via

La pioggia continuava, e lui moriva. Moriva perchè pesava troppo ritornare indietro, sciacquarsi macchie livide e ferite della vita , per cosa, per chi, nessuno piangerà per lui.
E sia, lucido entrerà nell'azzurro, arrivera' al mare e le onde corallo si mescolera' con il nero suo dolore dimenticato, ormai.
Non era stata una passeggiata andare avanti con caparbietà, amico fragile in mezzo ai lupi affamati, e vedere gli occhi diamantini di una donna ridere di lui era stata la botta finale, 'Passo', e giù nella corrente, pazzo e cosciente.
Ma la vita è bastarda, se lui chiudeva gli occhi e apriva la bocca inghiottendo petrolio amaro, le gambe ribelli dicevano no, guizzavano fuori al filo del fiume , neanche la morte lo voleva, schifo umano tra l' umanità schifosa.
Ci voleva qualcosa, un sasso pensante e pesante, che lo avviluppasse per sempre nell'acqua e nei pensieri, che l'affondasse di schianto,ma non vedeva niente, soltanto una giovane donna in balia dei gorghi bluastri, fantoccio trasparente violentato dalle acque.
E la prese, un abbraccio d'amore equivoco, mani come artigli nell'acqua mefitica, fradicio amplesso di una morte non voluta, per lei, per lui posseduta, sciupata,usata, un unico fato, amanti perdenti.
E nulla si seppe di loro.

Erano vie di fiume, improbabili ma possibili uscite di salvezza per loro, sangue per sangue, morte per morte, non lo sappiamo.
Noi abbracciamo una umanità dolente, consolata, forse salvata di dolore e salvazione, nell'acqua finalmente tranquilla, che sa e tace.

Perchè l'acqua non ha memoria.

©Foto&Testo Mara L.

















domenica 4 marzo 2018

Linea di Confine






Non so
come sia

andar via
sognando,

dimenticando
i cattivi pensieri,

navigando
nel blu

salpare
all' isola sognante,

allegria
di bimba,

un bacio
d'amore.

Accade,

e sarà
linea di confine

tra Male
e Bene,

conoscersi
infine

ed ardere,

d'inconsapevolezza.

© Testo Mara L.

domenica 25 febbraio 2018

venerdì 23 febbraio 2018

L'Eterna Sua Magia







Una persona

scegli,
non una cosa,
nè lacrima,
una persona
che ti sfiori
con la mente
e ti sorrida
quando
il cielo
è sospeso,
e Tutto
piange,
stravolto.

Beffardo
ti guarderà
come tu sei,
come sei stata
nel tempo
di spasimo,
di sangue,
e ti vedrai,
ti confonderai,
e sarai
una,
indivisibile
nell'enigma
della vita di tutti.

E saprai
tu,
di lui.

Per lui
sarai
l'eterna
sua Magia.














lunedì 19 febbraio 2018

刺 Spine



Splendido fiore
di spine e velluto.
Toccami – Pungo.

©Foto&Testo Mara L.