La
pioggia lacrimava umidità e solitudine nell'ansa del fiume,
monotono, ossessivo.
L'uomo
era lì, in silenzio, a guardare l'acqua che scorreva, limacciosa,
nemica ai suoi dubbi perdenti, alle speranze morte , ciotoli
sgretolanti che si perdevano , via, alla deriva, essere vagabondo in
balia della corrente.
Non
si poteva arginarla , ricostruila ,l'argine dei suoi pensieri da
trattenere l'onda di piena , il diluvio saliva e saliva fino a
tracimare la ripa delle sponde, trascinava alberi, volontà e vita,
lo sapeva bene ed era quasi contento,un passo soltanto e si poteva
cadere giù, senza affanno e senza pena , il dono dell'oblio,
finalmente in quiete.
Così
pensava, guardando i vortici impetuosi nel fiume sofferente, ma vide
dall'altra parte del fiume un' ombra sottile , piegata quasi dalle
raffiche d' un vento ostile, andare diritta tra fango e melma ,
arrestarsi davanti alla marea nera che le sorrideva beffarda.
Era
una giovane donna, capelli biondi bagnati di pioggia e lacrime,
piccoli piedi fradici, dilavato il corpo, l'anima sua stanca da
millenni, stava lì, indifferente a tutto, sola tra le pietre
sconnesse, quasi dondolava in bilico nell' ira di Dio che scura
montava.
Era
amaramente affascinata dal Nulla, dall'acqua che la tentava, pregava,
quasi ordinava di entrare nel fiume e lasciarsi andare, giù, in
fondo, abbraccio amniotico di morte, di resa inerme alla propria
esistenza, sonno senza liberazione , senza uscita.
Oscillò
un poco , poi entrò quasi danzando nella corrente , il dio del fiume
l'avrebbe invitata ad una giga folle , un ricordo, un respiro e via,
lasciandosi cullare dalle onde vorticose.
L'uomo
aveva visto tutto, frame accellerato del cuore suo doloroso, sentiva
il boato dei flutti , poteva non vedere la donna che si lasciava
morire ma era concentrato dai suoi problemi, un amore tormentato,
chissà , voleva farla finita, e così sia. Ma vedeva il volto di
lei, bello e perso.
L'uomo
si guardò intorno, erano fuggiti tutti cercando riparo nell' alto
dell'argine, era solo, la tempesta era fuori e dentro di lui,
incespicando entrò giù,sempre più giù, dalle ginocchia al suo
cuore suicida, ma guardò di nuovo la donna del fiume.
Erano
simili, pensò, tutti e due alla deriva tra i flutti tumultuosi. Capì
, alla fine e decise, scelse la sua via, la via del fiume.
Sì,
ma...quale?
La
Prima Via
La
morte è brutta, è fredda , è sola, pensò l'uomo, come i b-movies
d'infima qualità, quando l'eroe andava pago nel blu, perdonato,
nella gloria di un dio buono, che tutto sa e comprende, è una
cazzata, lui sentiva i polmoni esplodere, d'istinto cercava di
restare a galla ma i rami gonfi di umor putrido lo impelagavano
sempre più.
Al
diavolo morire d'amore, voleva vivere, bene o male ma vivere,
almeno ricominciare, adesso che il respiro mancava. Incominciò ad
annaspare, cercava un appiglio, un ramo lercio ma che tenesse, che lo
traghettasse indietro, Caron dimonio al contrario, dagli occhi che
sputavano fango ,che lo salvasse dalla liquida fine all'eurora. .
Sentiva
meno nervosa l'acqua, più vicina la riva ma guardò la donna della
corrente, il suo viso ormai privo di sensi, andare nel gorgo.
'Resisti,
non mollare!' L'afferrò , pesava niente, l'affossava l'acqua e lo
schifo di vivere, la tirò su, fuori dal fragore e dentro la realtà
di tutti i giorni, ospite suo malgrado in questo mondo, ma una
possibilità in più per restare a galla, per riannodare le fila del
suo universo.
Li
trovarono sul bordo del fiume, lui accarezzava il suo collo
graffiato, pulsante, e comprese che tutto, Tutto aveva un senso, e la
sua vita era una scommessa.
Tutta
da vivere.
La
Seconda Via
La
pioggia continuava, e lui moriva. Moriva perchè pesava troppo
ritornare indietro, sciacquarsi macchie livide e ferite della vita ,
per cosa, per chi, nessuno piangerà per lui.
E
sia, lucido entrerà nell'azzurro, arrivera' al mare e le onde
corallo si mescolera' con il nero suo dolore dimenticato, ormai.
Non
era stata una passeggiata andare avanti con caparbietà, amico
fragile in mezzo ai lupi affamati, e vedere gli occhi diamantini di
una donna ridere di lui era stata la botta finale, 'Passo', e giù
nella corrente, pazzo e cosciente.
Ma
la vita è bastarda, se lui chiudeva gli occhi e apriva la bocca
inghiottendo petrolio amaro, le gambe ribelli dicevano no,
guizzavano fuori al filo del fiume , neanche la morte lo voleva,
schifo umano tra l' umanità schifosa.
Ci
voleva qualcosa, un sasso pensante e pesante, che lo avviluppasse per
sempre nell'acqua e nei pensieri, che l'affondasse di schianto,ma non
vedeva niente, soltanto una giovane donna in balia dei gorghi
bluastri, fantoccio trasparente violentato dalle acque.
E
la prese, un abbraccio d'amore equivoco, mani come artigli nell'acqua
mefitica, fradicio amplesso di una morte non voluta, per lei, per lui
posseduta, sciupata,usata, un unico fato, amanti perdenti.
E
nulla si seppe di loro.
Erano
vie di fiume, improbabili ma possibili uscite di salvezza per loro,
sangue per sangue, morte per morte, non lo sappiamo.
Noi
abbracciamo una umanità dolente, consolata, forse salvata di dolore
e salvazione, nell'acqua finalmente tranquilla, che sa e tace.
Perchè
l'acqua non ha memoria.
©Foto&Testo
Mara L.